IL
CIMITERO DEGLI INVITTI
(Fogliano di Redipuglia – Gorizia)
(a
cura di Vincenzo Currò)
Il Cimitero degli Invitti è un cimitero
militare situato a Fogliano Redipuglia, su un'altura denominata
Colle di Sant'Elia. Costruito nel 1923
come primo Sacrario militare monumentale dopo la fine della prima guerra mondiale, fu quasi del tutto
spogliato delle sue funzioni con l'inaugurazione del più celebre Sacrario militare di Redipuglia nel 1938 (che è proprio di
fronte).
Il Sacrario viene ideato dal Generale Giuseppe Paolini (1861-1924) e
progettato dal colonnello Vincenzo Paladini dell’Ufficio COSCG (Cura e Onoranze
delle Salme dei Caduti in Guerra) con sede a Udine. La consacrazione ha
luogo nella simbolica data del 24 maggio del 1923, a ricordo della data d'inizio della guerra
da parte dell'Italia
e viene officiata dal Vescovo di Pinerolo Mons. Angelo Bartolomasi, già Vescovo di
Trieste, alla presenza di Benito Mussolini.
Il complesso, all'inaugurazione, raccoglie ben trentamila salme, delle quali
oltre quattrocento di ufficiali, riesumate dai cimiteri di guerra dei dintorni
o disseppellite di recente dal campo di battaglia.
Con la costruzione dell'imponente Sacrario militare di Redipuglia, iniziato
nel 1936
e terminato due anni dopo sull'altura antistante il Colle Sant'Elia, alle pendici del monte Sei Busi, la quasi totalità delle salme conservate nel Cimitero degli Invitti viene
trasferita qui e il Sacrario perde notevolmente di importanza: oggi è un museo all'aperto noto come “Parco della Rimembranza”. Il Parco riproduce il teatro dei combattimenti che ivi si svolsero durante la Grande
Guerra e conserva cimeli, oggetti personali, suppellettili, brandelli di armi,
proiettili, posti tra filo spinato e reticolati. Anche le targhe e le
epigrafi sulle tombe rammentano, attraverso versi dovuti in gran parte
all'inventiva del maggiore Giannino Antona Traversi (1860-1939), vero curatore
del cimitero, il vissuto bellico più modesto, le funzioni più umili,
l'oggettistica apparentemente più dimessa, lo sforzo umano e materiale per la
vittoria. In molti casi, gli affetti più profondi del soldato erano correlati alla
virtù del sacrificio di sé.
Alcune iscrizioni sui cippi
Del
Maggiore Giovanni Riva (-1916) e di suo figlio Alberto Riva di Villasanta (1900-1918) (medaglia d'oro)
"Guardami il petto, Babbo e dimmi: sei contento?
Alberto più che mai tuo padre ora mi sento!
Ma la povera mamma rimasta così sola?
Un'altra Madre, Italia, di noi la riconsola!"
Di
un ufficiale sconosciuto
"Seppero il nome mio gli umili fanti,
quando balzammo insieme al grido: "Avanti!"
Di
soldati ignoti
"Mamma mi disse: Va!
...e io l'attendo qua."
"Vento del Carso, tu che sai il mio nome,
bacia mia madre sulle bianche chiome."
"Povera mamma mia: riasciuga il pianto!
Tu non mi vedi eppur ti sono accanto."
Filo
spinato
"Non questi fili ruggin colora:
del nostro sangue son vermigli ancora."
Mazze
ferrate
"Armi novelle di barbaria antica:
tutto sfogò su noi l'ira nemica!"
Gavetta
"Fida gavetta mia, pace anche a te
quassù!
Ora se non sei colma, io non borbotto più."
Tu che passi per le vie sacre d'Italia
qui sosta e chiusa nel tuo
cuore profondo ascendi il Colle di S. Elia
in offerta devota di
riconoscenza e di amore ai legionari ferrei della Terza Armata
Invitta che sull'arido Carso fecero di porpora il
cammino verso Trieste agognata condottiere di tenacia e di
vittoria S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta VIII agosto MCMXXII anno V |
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IL FANTE passasti fra le genti come il piccolo Fante ed ora nella fossa rimbalzi a noi gigante! |
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SOLDATO IGNOTO Che t'importa il mio nome? Grida al vento FANTE D'ITALIA e dormirò contento |
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LE PINZE TAGLIAFILI Se fur vane le pinze valsero i denti |